Cronaca

Roma, i movimenti in piazza: scontri in via Veneto

Al corteo per il diritto alla casa sei persone fermate, una trentina i feriti fra manifestanti e forze dell'ordine. Un uomo peruviano si ferisce con un petardo e perde la mano
di CARMINE SAVIANO

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ROMA - Che qualcosa è cambiato lo suggeriscono i colori. Roma, ore 17. Il corteo dei movimenti per il diritto all'abitare, partito da Porta Pia due ore prima, arriva - festoso - in piazza Barberini. E adesso il percorso prevede una deviazione su via Vittorio Veneto, in modo da consentire ai manifestanti di mettere in scena il loro assedio virtuale ai "palazzi del potere". Nel caso, il ministero del Lavoro. I colori, appunto: la testa del corteo si trasforma improvvisamente in una macchia nera. Un centinaio di persone. Cappucci, caschi, felpe. I volti coperti dalla maschera di Guy Fawkes, il protagonista di V per Vendetta. Arrivano a venti metri dal cordone delle forze dell'ordine. Restano lì per 25 minuti. Quattro bombe carta. Di tanto in tanto lanciano bottiglie di vetro, frutta, uova. La bandiera che sventola è quella di "Autonomia Contropotere". Poi quasi un'offensiva. Ai "neri" si aggiunge il Blue Block: una cinquantina di persone con impermeabile azzurro. Lanciano di tutto. Avanzano. La polizia carica.
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Dopo cinque minuti la strada de La Dolce Vita e piazza Barberini sono un campo di battaglia. Fumogeni, pezzi di vetro ovunque, in centinaia asserragliati nelle strade adiacenti. Un migrante peruviano di 47 anni non ha più una mano: saltata via grazie al petardo che stringeva. Intorno a lui alcuni amici, implorano di chiamare un'autoambulanza. Due donne urlano e piangono, chiedono ai giornalisti di non scattare foto, di non girare video. I soccorsi arrivano. Poi di corsa verso l'Umberto I. Pochi metri più in la' alcuni ragazzi si stringono intorno a un amico: ha la testa ferita, c'è bisogno di un po' di ghiaccio. Un'altra ragazza, a terra, viene "difesa" dai manifestanti. La polizia "riprende" la piazza. Il corteo è lontano. Già percorre via Nazionale. Ordinato. Poi fiancheggia la stazione Termini. Si torna a Porta Pia, poco prima delle sette di sera. Gli slogan sono gli stessi di poche ore prima. I volti, no.
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Passo indietro. A poche ore prima, appunto. Quando Porta Pia torna ad accogliere i soggetti sociali che il 19 ottobre scorso avevano attraversato le strade di Roma. Le richieste non sono cambiate: casa, reddito, dignità. Una critica senza sconti alle politiche inspirate all'austerity. Quello che nel frattempo è cambiato, è il governo del Paese. Ma i manifestanti non fanno differenze, anzi. Quello guidato da Matteo Renzi è un esecutivo che "ci distrugge, che mette in atto giorno dopo giorno una lenta erosione dei nostri diritti, della nostra stessa possibilità di costruire un futuro". Il Jobs Act, il piano casa, insomma, tutte le riforme annunciate dal premier, sono criticate da cima a fondo. Le ventimila persone presenti, non salvano nulla. Renzi è solo "l'ennesimo governo tecnico: non riuscirà a fare niente per cambiare la nostra situazione".

E per "nostra" s'intende quella di tutti coloro che compongono il corteo: sindacati di base, Cobas, piccole formazioni di sinistra, i movimenti per il diritto all'abitare, No Tav, studenti, centri sociali. Tutti uniti dalla necessità di "sgomberare il governo Renzi", di dar vita a una - non meglio specificata - "alternativa popolare". E' la topografia della crisi quella presente a Porta Pia. Perché, al di là delle sigle, ognuno porta con se una storia fatta di stenti, di sofferenze, di ansia reiterata, mese dopo mese, perché i soldi non bastano, perché lo sfratto è un incubo che può materializzarsi in ogni momento. Si ritrovano di fronte al ministero per le Infrastrutture. Chiedono una sola grande opera: casa e reddito per tutti.

Iniziano il loro percorso. Le strade sono tutte "bonificate": non c'è una macchina parcheggiata. Di cassonetti per l'immondizia neanche l'ombra. Tutto sembra procedere con assoluta tranquillità, nonostante le prime notizie, quelle relative al fermo di alcuni manifestanti "armati" di mazze e bastoni. All'esterno del ministero dell'Economia, il primo blitz. Ma si tratta solo di un lancio di uova e frutta. E di slogan netti. Poi piazza Barberini. E una giornata di protesta, civile, inghiottita nel vortice della violenza. Alla fine le forze dell'ordine fermano sei persone. 

Ma i manifestanti non si fermano. Annunciano che resteranno in piazza fino a quando i "compagni" non saranno rilasciati. E chiedono a tutti i partecipanti alla manifestazione di inviare, via internet, ogni tipo di materiale audio/video che possa contribuire a scagionare le persone fermate. E rilanciano. Con un messaggio al presidente del Consiglio: "Renzi stai sereno, verremo ancora a bussare alle tue porte". Si preparano per la notte. Con le tende, ancora, sotto il ministero diretto da Maurizio Lupi. "Perché se in questo Paese esiste ancora chi non riesce a realizzare il proprio diritto all'abitare, c'è qualcosa che non va".
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