8 novembre 2022 - 10:02

San Casciano come Riace, 24 statue di bronzo spuntano dall’acqua. «Protette» per 2.300 anni

Protetto per 2300 anni dal fango e dall’acqua bollente delle vasche sacre, è riemerso in questi giorni dagli scavi di San Casciano dei Bagni, in Toscana, un deposito votivo mai visto

di Aldo Tani

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Hanno scavato tra il fango e l’acqua bollente. Senza sosta per settimane, prima che le 24 statue bronzee ritrovate nel santuario di San Casciano dei Bagni (Siena) iniziassero ad affiorare. In azione una cinquantina di archeologi, che si sono spinti fino a tre metri di profondità, arrivando in fondo alla grande vasca. Il resto lo ha fatto l’argilla che ha conservato quasi alla perfezione manufatti risalenti a 2300 anni fa. Ritrovamento che restituisce anche una testimonianza del periodo di transizione tra l’epoca etrusca e romana. E potrebbe non essere finita qui, perché dopo essere andati verso il basso, gli operatori impegnati nello scavo, potrebbero continuare la loro opera spingendosi al di sotto del porticato mediceo che per alcuni secoli ha nascosto l’area di scavo. Così, adagiato sul fondo della grande vasca romana, il giovane efebo, bellissimo, sembra quasi dormire. Accanto a lui c’è Igea, la dea della salute che fu figlia o moglie di Asclepio, un serpente arrotolato sul braccio. Poco più in là, ancora in parte sommerso dall’acqua, si intravede Apollo e poi ancora divinità, matrone, fanciulli, imperatori. Protetto per 2300 anni dal fango e dall’acqua bollente delle vasche sacre, è riemerso in questi giorni dagli scavi di San Casciano dei Bagni, in Toscana, un deposito votivo mai visto etrusco e poi romano, con oltre 24 statue in bronzo di raffinatissima fattura, cinque delle quali alte quasi un metro, tutte integre e in perfetto stato di conservazione. «Una scoperta che riscriverà la storia e sulla quale sono già al lavoro oltre 60 esperti di tutto il mondo» annuncia in anteprima all’Ansa l’archeologo Jacopo Tabolli, il giovane docente dell’Università per Stranieri di Siena, che dal 2019 guida il progetto con la concessione del ministero della Cultura e il sostegno anche economico del piccolo comune.

Un tesoro «assolutamente unico», sottolinea, che si accompagna ad una incredibile quantità di iscrizioni in etrusco e in latino e al quale si aggiungono migliaia di monete oltre ad una serie di altrettanto interessanti offerte vegetali. Insediato da una manciata di giorni, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha già visitato il laboratorio di restauro che ha appena accolto le statue e ora applaude: «Un ritrovamento eccezionale che ci conferma una volta di più che l’Italia è un paese fatto di tesori immensi e unici.La stratificazione di diverse civiltà è un unicum della cultura italiana», si appassiona il responsabile del Collegio Romano. «La scoperta più importante dai Bronzi di Riace e certamente uno dei ritrovamenti di bronzi più significativi mai fatti nella storia del Mediterraneo antico», commenta accanto a lui il dg musei del MiC Massimo Osanna, che ha appena approvato l’acquisto del palazzo cinquecentesco che ospiterà nel borgo di San Casciano le meraviglie restituite dal Bagno Grande, un museo al quale si aggiungerà in futuro un vero e proprio parco archeologico.

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San Casciano dei Bagni, l?eccezionale ritrovamento dei 24 bronzi

L’archeologo della scoperta

Luigi La Rocca, direttore generale per l’archeologia, condivide l’entusiasmo e sottolinea «l’importanza del metodo usato in questo scavo», che come è stato per le scoperte più recenti di Pompei, anche qui ha visto all’opera «specialisti di ogni disciplina, dagli architetti ai geologi, dagli archeo-botanici agli esperti di epigrafia e numismatica». Realizzate con tutta probabilità da artigiani locali, le 24 statue appena ritrovate - spiega Tabolli affiancato dal direttore dello scavo Emanuele Mariotti e da Ada Salvi della Soprintendenza- si possono datare tra il II secolo avanti Cristo e il I dopo. Il santuario, con le sue piscine ribollenti, le terrazze digradanti, le fontane, gli altari, esisteva almeno dal III secolo a.C. e rimase attivo fino al V d.C., racconta, quando in epoca cristiana venne chiuso ma non distrutto, le vasche sigillate con pesanti colonne di pietra, le divinità affidate con rispetto all’acqua. È anche per questo che, rimossa quella copertura, gli archeologi si sono trovati davanti un tesoro ancora intatto, di fatto «il più grande deposito di statue dell’Italia antica e comunque l’unico di cui abbiamo la possibilità di ricostruire interamente il contesto», ribadisce Tabolli.

La sindaca: «Un sogno che si avvera»

«Cosa devo dire, per noi di San Casciano la scoperta clamorosa che arriva dagli scavi archeologici del Bagno Grande è un sogno che si avvera». Giubbotto di pelle e stivali, la sindaca Agnese Carletti si muove sicura tra il fango e le pietre del cantiere di scavo che da tre anni nelle campagne di questo borgo toscano sta riportando alla luce i resti delle terme sacre etrusche e romane. Parla di giovani e sa quello che dice la sindaca Carletti: anche lei, 37 anni appena, impegnata nell’amministrazione del suo paese da otto, una laurea in filosofia e una passione contagiosa per le sfide ha davanti a sé un futuro tutto costruire. Ed è un futuro nel quale il recupero di queste pagine della storia di 2300 anni fa ha un peso decisamente importante. Perché sulla scommessa di ritrovare le terme più antiche questo paese che ancora oggi conta molto sul turismo termale, tanto da aver riportato in auge le piscine che nel `500 frequentavano i Medici, ha investito tanto. E dietro quella che oggi si comincia a profilare come una sfida vinta, c’è una anche una storia di donne, di solidarietà tra le generazioni e di una comunità di provincia che fatica ma non si arrende. Non più di 80 residenti nel magnifico centro storico, in tutto 1550 anime sparse nelle campagne delle sue tre frazioni, San Casciano ai Bagni, fa notare la prima cittadina, eletta col Pd, è un paese piccolo con tutti i problemi comuni all’Italia profonda, l’ospedale lontano, i servizi che mancano, strade inadeguate, spopolamento. Ci sono olio e vino, certo.

Il ministro

«Un ritrovamento eccezionale che ci conferma una volta di più che l’Italia è un paese fatto di tesori immensi e unici. La stratificazione di diverse civiltà è un unicum della cultura italiana». Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che proprio in queste ore ha voluto visitare il laboratorio in Toscana dove si stanno ripulendo e restaurando le 24 meravigliose statue di bronzo ritrovate nell’ultimo scavo a San Casciano dei bagni, commenta così la scoperta, complimentandosi con gli archeologi. «Credo che reperti come questi, e ho fatto i miei complimenti agli archeologi che ci stanno lavorando, esprimono meglio di ogni altra parola, di ogni altro concetto l’unicum della cultura di un Paese, di una Nazione come l’Italia», ha spiegato il ministro.

Il santuario di San Casciano, un po’ ospedale, un po’ Spa

Immaginate un tempio che sia anche ospedale e, perché no, che faccia le funzioni pure di una spa. Un luogo immerso in una natura da favola dove riunirsi per pregare o per chiedere ai sacerdoti un oracolo sul futuro. Ma dove poi ci si può immergere, persino in pieno inverno, nell’acqua bollente e curativa di piscine di ogni misura per trovare conforto alle debolezze del corpo sotto gli occhi benevolenti delle divinità. Fondato e vissuto dagli etruschi, che qui erano di casa, e poi passato di mano ai romani con una osmosi di scienza, religione e cultura che sembra avere davvero pochi uguali nel mondo antico, il santuario del Bagno Grande a San Casciano in Toscana era un po’ tutto questo. «Uno spazio di cura e di preghiera» sintetizza Jacopo Tabolli, l’archeologo dell’università per stranieri di Siena che dal 2019 guida la missione di scavo per riportare alla luce l’antico santuario. Un posto meraviglioso, insomma, dove tra le mille sfumature di verde di queste colline si veniva a cercare la salute e a pregare, cullati dall’acqua che qui ancora oggi come 2300 anni fa sgorga dalla terra a una temperatura tra i 38 e i 42 gradi. A raccontarlo sono prima di tutto gli ex voto: decine e decine di gambe, di braccia, di orecchie e poi ancora di fegati, uteri, peni. Tutti riprodotti in bronzo, la caratteristica che rende questo santuario un unicum del mondo antico. E in tanti casi ricoperti di iscrizioni, vuoi in etrusco vuoi in latino, che poi sono dediche alla divinità e talvolta indicazioni sulle caratteristiche specialissime attribuite a questa acqua. Ma tra gli oggetti offerti alla divinità e per questo deposti con cura nella vasca più grande e più profonda di tutte - quella riservata al sacro, appunto, dove forse ci si affacciava a pregare ma senza mai immergersi- ce ne sono alcuni che fanno ritenere che questo centro fosse molto di più di un complesso termale. Si tratta di attrezzi medici di ogni tipo, bisturi da chirurgo, uno specillum. Oltre a due incredibili «poliviscerali» in bronzo, in pratica rappresentazioni stilizzate delle viscere umane, che qui però appaiono «accurate come una Tac», fa notare Tabolli.

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